il periodo delle società operaie di mutuo soccorso
Nel campo della ricerca storica sul problema sociale della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, la storiografia ha individuato una periodizzazione suddivisa in tre fondamentali momenti: un primo periodo, che dai primordi del Settecento approda alla fine dell’Ottocento; il successivo, che inizia al declinare del Diciannovesimo secolo e termina al sorgere del Ventesimo; l’ultimo periodo, che dagli anni Sessanta del Novecento giunge fino al presente. Vi è tuttavia un periodo rimasto nell’ombra e che invece bisogna riportare alla luce perché decisivo nella interpretazione e comprensione storica del fenomeno in tutti i suoi problematici versanti. Esso si situa nella prima metà del secolo XIX e mostra le sue prime luci ancor prima che l’Italia diventi Stato unitario. È l’epoca in cui l’incipiente processo di industrializzazione determina forti trasformazioni economiche e sociali che fatalmente travolgono i gruppi sociali subalterni. Precarietà del lavoro, irregolarità dei guadagni, bassi salari, nessuna forma di assistenza e previdenza; sono tutti frutti tossici di un mercato del lavoro libero da ogni regola e che rappresenta, nella storia della prima rivoluzione industriale, la parte più oscura e nascosta.
LE SOCIETÀ OPERAIE DI MUTUO SOCCORSO IN SCENA
Fu in tali tragiche condizioni di vita e di lavoro che, nell’ambiente rivoluzionario del 1848, i lavoratori si convinsero che unendo le proprie deboli forze in associazione sarebbe stato possibile istituire un fondo che potesse garantire l’assistenza o il soccorso per coloro i quali cadevano in miseria per la disoccupazione, l’infermità o la vecchiaia. Nacquero così le Società Operaie di Mutuo Soccorso, che promuovevano per i soci e i loro congiunti, il soccorso economico in caso di perdita del lavoro, malattia, morte o inabilità per infortunio sul lavoro.
Dunque, ancor prima che fosse istituita nel 1883 la Cassa Nazionale Infortuni, da una convenzione tra il Ministero dell’Industria e alcune casse di credito e di risparmio operanti in Italia, stipulata per l’assicurazione volontaria dei lavoratori, erano state le Società Operaie a garantire il risarcimento ai lavoratori infortunati.
Tornata la quiete moderata dopo la tempesta rivoluzionaria, le Società Operaie di Mutuo Soccorso furono attratte nell’orbita del liberalismo mediante la filantropia borghese, volta alla conservazione della pace sociale; e non poche furono le Società Operaie fondate direttamente dagli imprenditori, che puntavano alla fedeltà e al rendimento delle loro maestranze. Tuttavia ciò non impedì ai soci e alle Società Operaie di riunirsi in congresso e di dibattere sul miglioramento delle condizioni sociali ed economiche della classe lavoratrice, purché tali dibattiti rimanessero in ambito non politico.
INFORTUNI SUL LAVORO: UNA QUESTIONE SOCIALE CHE DIVENTA POLITICA
Fu al II Congresso delle Società Operaie del Regno del Piemonte, tenuto nell’ottobre del 1854 ad Alessandria, che comparve la questione della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro; la relazione finale, infatti, denunciava che:
La insalubrità dei posti di lavoro è tale da far dichiarare agli scienziati che gli operai delle officine e delle manifatture non solo avevano ormai firmato il contratto con la morte e fissatone la scadenza ma, in questo non volontario fatto, hanno coinvolto anche i loro figli prima ancora che questi iniziassero a vivere. Ciò non solo per dove abitano, per quello che possono mangiare, per la vita che non possono condurre, ma soprattutto per l’insalubrità del genitore che li ha procreati.
Il problema quanto mai attuale della salute sia dei lavoratori sia nei luoghi di lavoro si congiungeva con quello, anch’esso oggi in atto, della modernizzazione dei processi di produzione a discapito dei diritti sociali dei lavoratori e delle lavoratrici; i delegati, infatti, contestavano che:
Le trasformazioni nella industria si fanno sempre più celeri, grandi investimenti, spese per macchinari sempre più grandi e più potenti, in questo processo economico e tecnologico tutta l’attenzione è ancora una volta tesa solo ed esclusivamente all’azienda, al denaro mentre in nessuna considerazione viene preso il lavoratore con le sue esigenze economiche, di salute, di condizioni di vita.
Dal documento congressuale viene fuori, insomma, una storia diversa, non oleografica, del processo d’industrializzazione nel Piemonte liberale di Cavour, pagato al caro prezzo della salute e sicurezza dei lavoratori. Una dinamica che oggi si ripete.
La questione della riduzione dell’orario di lavoro, del benessere materiale e morale dei lavoratori, dell’istruzione obbligatoria e della salute e sicurezza dei lavoratori divennero, insieme alla richiesta del diritto di voto, tutti punti programmatici del movimento democratico rivoluzionario quando, all’indomani dell’Unità d’Italia, mazziniani e garibaldini alleati riuscirono a conquistare il controllo politico delle Società Operaie di Mutuo Soccorso. A differenza dei liberali, infatti, i democratici del tempo intrecciavano la questione sociale con la questione politica.
PRIMI MOVIMENTI SOCIALI E POLITICI
iniziative di legge in merito alla tutela dei lavoratori colpiti da infortunio sul lavoro: la proposta del Al mutare dell’identità politica mutò pure l’atteggiamento e il protagonismo dei lavoratori dentro e fuori le Società di Mutuo Soccorso, non più solo rivendicazionista e sociale ma anche riformista e politico. Da qui proviene la stagione di lotte sociali e politiche che infiammò i campi e le fabbriche negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta dell’Ottocento con una lunga e intensa sequenza di scioperi e tentate insurrezioni da Nord a Sud. Ed è in questa stagione di lotte che la salute e la sicurezza dei lavoratori è rivendicata come diritto sociale e proposta come riforma politica. Sono anche gli anni, questi, della nascita e avvento delle Camere del Lavoro, della Dottrina Sociale della Chiesa, dei primi movimenti anarchici e socialisti. E sono anche gli anni degli infortuni e morti sul lavoro nei grandi cantieri del Freyus, del Gottardo, del Sempione. Da queste prime lotte e primi caduti provengono i primi dibattiti parlamentari e le prime deputato Pietro Pericoli del 1879, la proposta Minghetti Luzzatti Villari Sonnino del 1880, la proposta Berti del 1883.
Pericoli era intervenuto sull’onere della prova, proponendo che fosse l’imprenditore a doversi scagionare dalla colpa dell’infortunio dimostrando la colpa stessa del lavoratore o l’accidentalità dell’infortunio. Contro la proposta Pericoli insorsero gli imprenditori e il progetto naufragò insieme alla legislatura, terminata nel 1880.
Il progetto dei quattro deputati conservatori Marco Minghetti, Luigi Luzzatti, Pasquale Villari e Sidney Sonnino introduceva la responsabilità degli imprenditori, il patrocinio gratuito degli infortunati e la determinazione giudiziaria della misura dell’indennizzo; obiettivo politico era quello di togliere moventi all’agitazione democratica, anarchica, socialista. Fu osteggiata anch’essa dalla borghesia imprenditoriale e fu respinta.
Il Disegno di Legge proposto dal Ministro dell’Agricoltura, Industria e Commercio, Domenico Berti, riprendeva l’esperienza delle Società Operaie di Mutuo Soccorso e prevedeva l’istituzione di una Cassa nazionale per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni; «ma la parte relativa all’obbligatorietà – scrive Leo Valiani – fu insabbiata nel Senato, che non voleva ammettere la clausola relativa alla responsabilità dei datori di lavoro». Del resto è significativo che il deputato liberale Antonio Salandra avesse duramente combattuto la proposta del governo perché contrario all’intervento dello Stato nel settore dell’assicurazione.
UN DIRITTO CONQUISTATO DAL BASSO
Le lotte per la salute e sicurezza dei lavoratori nel periodo dimenticato delle Società Operaie di Mutuo Soccorso mettono in evidenza un concetto interpretativo essenziale: dimostrano storicamente che le lotte per il diritto alla tutela infortunistica sono lotte che nascono dal basso, dai lavoratori e dalle loro organizzazioni collettive; dal basso e sostenute dalla cultura sociale nelle sue molteplici versioni: democratica, socialista, repubblicana, anarchica, cattolica sociale; dal basso e osteggiate con forza dalla borghesia industriale che poteva contare anche su pezzi consistenti delle istituzioni e in particolare del Senato, che era di nomina regia. Emblematica la testimonianza del Ministro Berti, dimessosi per protesta nel 1884, che riguardo alla proposta di legge sugli infortuni sul lavoro dirà apertamente che mancava in Parlamento, e in specie nel Senato, una forza politica efficiente che prendesse a cuore la causa del miglioramento della sorte dei proletari. Un’affinità elettiva con il tempo presente?
Michelangelo Ingrassia
Riferimenti bibliografici
L. Valiani, La lotta sociale e l’avvento della democrazia in Italia 1876-1915, Torino 1976.
A. Bonifazi, G. Salvarani, Dalla parte dei lavoratori. Storia del movimento sindacale italiano, Milano 1976.
F. Carnevale, Salute e lavoro. 150 anni di storia italiana, in Saluteinternazionale.info, 15 marzo 2011.
F. Quaranta, Le origini dell’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali (testimonianze vercellesi), in Rivista degli infortuni e delle malattie professionali, fascicolo n. 3/2013.
M. Ingrassia, Le Società Operaie di Mutuo Soccorso e la lotta per la democrazia in Italia, Palermo 2017.