• 18 Ottobre 2024

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3 miliardi di avanzo di bilancio Inail nel 2023 e ancora mediamente 3 morti sul lavoro al giorno

Gli avanzi positivi del bilancio che Inail consegue da molti anni non sono più una novità, ma quello del consuntivo 2023, anticipato dallo stesso Istituto, batte ogni record: più di 3 miliardi di euro! Esattamente 3.068.800.892 euro. Le polemiche infuriano ma il Ministero dell’Economia, che è il Ministero vigilante insieme a quello del Lavoro dell’Ente di Piazzale Pastore, tira dritto nonostante questa volta addirittura la stessa Corte dei Conti abbia definito “impropri” gli avanzi annuali di un Ente che, per definizione, non dovrebbe averne. Tralasciando il fatto che la relazione della Corte si riferisce a situazioni pregresse, quindi, nemmeno all’avanzo gigantesco che approverà il suo Consiglio di Indirizzo e Vigilanza CIV a fine mese di luglio di quest’anno, occorre fare una precisazione sul fatto che l’Inail è un’assicurazione. Questo significa che, comunque, degli avanzi positivi debbano esserci per assicurarsi le cosiddette “riserve tecniche” a garanzia degli assicurati e delle reversibilità agli eredi che ne abbiano titolo. Ciò detto appare del tutto improbabile, per essere eufemistici, che le riserve tecniche necessarie possano ammontare agli oltre 41 miliardi già accumulati in Tesoreria dello Stato da Inail. Per sapere con certezza a quanto ammontino le riserve tecniche bisognerebbe, invece, conoscere il contenuto del bilancio attuariale, che appunto viene redatto dalle assicurazioni per misurare la situazione prospettica di obbligo verso gli assicurati. Però l’Inail, nonostante da anni venga chiesto formalmente dal CIV, si guarda bene dal rendere pubblico questo strumento. Fanno comodo per altri scopi gli avanzi Inail? Se ciò fosse sarebbe una tassazione occulta sulle aziende che aumenta l’alto livello del cuneo fiscale che già grava sul costo del lavoro italiano. Non solo, sarebbe una vera e propria ingiustizia nei confronti di chi ha già subito un infortunio o una malattia professionale, che non si vede ancora migliorare le prestazioni sanitarie ed economiche. Soprattutto sarebbe ingiusto verso il Paese, che merita più rispetto. Quelle risorse o una buona quota di esse, infatti, dovrebbero essere impiegate per finanziare tutte le azioni possibili finalizzate ad abbattere altri numeri, anch’essi in crescita: quelli degli infortuni sul lavoro. L’ultimo rapporto sui dati di infortuni e malattie professionali mostra numeri impietosi. Le denunce di infortunio presentate all’Inail nei primi cinque mesi del 2024 sono state 251.132, in aumento del 2,1% rispetto alle 245.857 dello stesso periodo del 2023, del 14,5% rispetto a gennaio-maggio 2021, del 21,0% rispetto a gennaio-maggio 2020, e in diminuzione del 22,4% sul 2022 e del 6,8% sul 2019, anno che precede la crisi pandemica. Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Istituto nei primi cinque mesi 2024 sono state 369, 11 in più rispetto alle 358 registrate nel pari periodo del 2023 e cinque in più rispetto al 2022, 22 in meno sul 2019, 63 in meno sul 2020 e 65 in meno sul 2021. Le denunce di malattia professionale protocollate dall’Inail nei primi cinque mesi del 2024 sono state 38.868, 7.522 in più rispetto allo stesso periodo del 2023 (+24,0%). L’aumento è del 51,9% rispetto al 2022, del 62,5% sul 2021, del 133,0% sul 2020 e del 41,9% sul 2019. Quindi i numeri parlano e, francamente, che questa situazione paradossale di aumento parallelo degli avanzi di bilancio con quello degli infortuni non smuova le coscienze di chi è deputato per ministero al bene pubblico, Governo, Parlamento e altre Istituzioni, lascia sgomenti.

Giovanni Luciano

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