• 22 Dicembre 2024

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Resilienza, questa semi-sconosciuta

Il termine resilienza da qualche tempo è di gran moda. Tanto da essere entrato anche a pieno titolo nell’acronimo forse più utilizzato degli ultimi due anni, quel PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza)  che proprio nell’ultima lettera ha proprio “resilienza”.

Il dizionario Treccani da due principali significati alla parola:

  • Proprietà dei materiali di resistere agli urti senza spezzarsi, rappresentata dal rapporto tra il lavoro necessario per rompere una barretta di materiale e la sezione della barretta stessa;
  • Capacità di resistere e di reagire di fronte a difficoltà, avversità, eventi negativi, ecc.: resilienza sociale (cfr.garzantilinguistica.it)

Ora, tralasciando la prima definizione attinente alla fisica dei materiali approfondiamo quella, appunto, sociale. Una volta si sarebbe detto resistenza, oggi è più attinente resilienza che, in soldoni è la capacità di resistenza, continuare a funzionare,  tramite l’adattamento.

Già, ma come si misura? Come si può stimare un grado di resilienza di una organizzazione, se non di una società, laddove certamente non si può ridurre la questione ad un semplice rapporto matematico tra “lavoro necessario per rompere una barretta e la sua sezione”?

L’attenzione di More Safe, nell’ambito delle proprie ricerche su innovazione tecnica e nel sociale che impattano sulla salute e sicurezza, è stata sollecitata da un articolo scientifico dell’Università La Sapienza di Roma, pubblicato su OSHRI-Safety and Health at Work, a firma dei professori Francesco Costantino, Riccardo Patriarca, Giulio Di Gravio, Andrea Falegnami e Federico Bilotta.

L’articolo, espressione di una attività di ricerca, riguarda lo studio della resilienza in un sistema misto socio-tecnico. Un caso di scuola, in uncontesto ospedaliero, per comprendere quanto la potenziale resilienza del sistema sia applicabile e risolutiva di alcuni aspetti della sicurezza. Perché qualunque aspetto ha implicazioni sulla sicurezza, a maggior ragione i cambiamenti necessari per essere, appunto, resilienti.

Pubblichiamo la traduzione (tradotta liberamente) dall’inglese dell’abstract dello studio, pubblicato nel 2018, quindi ben prima dell’avvento della pandemia da Covid 19 ma assolutamente attuale, a maggior ragione oggi, per la maggiore necessità di avere un sistema capace di continuare a funzionare anche, a seguito, di eventi avversi e quindi un sistema resiliente.

ABSTRACT:

Un quadro analitico per valutare la resilienza organizzativa

La resilienza è un termine che viene usato per descrivere la capacità di un sistema di continuare a funzionare anche a seguito di eventi avversi. Sebbene sia un termine spesso inflazionato nel linguaggio comune, è possibile ricorrere a dei metodi per la sua valutazione. Questo articolo presenta uno studio sistematico della resilienza di un sistema socio-tecnico tramite il Resilience Analysis Grid (RAG). 

Il metodo è particolarmente indicato per quantificare la potenzialità di un sistema a rispondere in maniera resiliente ad eventi inattesi. Il RAG è particolarmente utile per quei sistemi in cui interagiscono operatori e macchinari, in contesti organizzativi particolarmente articolati. L’approccio propone un modello di resilienza secondo quattro abilità: 

  • monitorare, 
  • apprendere, 
  • rispondere, 
  • anticipare. 

Per ognuna di esse, tramite il RAG, un analista della sicurezza può sviluppare una struttura sotto forma di questionario di domande specifiche da adattare al contesto in esame. Il RAG è stato applicato con successo ai più variegati sistemi produttivi o di servizi. Questo paper descrive un caso di studio nel contesto ospedaliero, per comprendere quanto la potenziale resilienza del sistema sia applicabile e risolutiva di alcuni aspetti della sicurezza.

Partendo, quindi da queste quattro categorie, l’articolo proposto mira a definire un quadro analitico semiquantitativo per misurare la resilienza organizzativa in sistemi sociotecnici complessi, combinando la griglia di analisi della resilienza e il processo di gerarchia analitica. Dunque viene proposto un approccio per definire le capacità di resilienza di un’organizzazione, creando un quadro strutturato dipendente dal dominio per definire un profilo di resilienza a diversi livelli di astrazione e identificando punti deboli e punti di forza del sistema e potenziali azioni per aumentare la capacità di adattamento del sistema. L’articolo in specie si riferisce come esempio illustrativo ad un reparto di anestesia per rendere chiari i risultati dell’approccio. L’esito della griglia di analisi della resilienza, ovvero un insieme ponderato di domande di sondaggio, può essere utilizzato in diversi domini, come strumento di supporto in una più ampia azione manageriale orientata alla Safety-II per portare la gestione della sicurezza nel core business dell’organizzazione.

Sotto una tabella riorganizzativa del metodo applicato estratta dall’articolo.